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01.06.2016  |  Cultura

Dal primo anno dell’Associazione alla Casa Vidas

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Il Presidente di Fondazione Mario Usellini continua il suo racconto: dopo la nascita, narra la crescita dal primo anno dell’Associazione all’apertura dell’hospice Casa Vidas.Cavazzoni e Usellini tagliano la torta per i 30 anni di Vidas

L’esperienza del primo anno di vita dell’Associazione ci aveva sconvolti entrambi, Giovanna. La situazione sociale che abbiamo trovato nel mondo dei malati terminali era impressionante. Questa è una sintesi di quanto accadeva sotto i nostri occhi:

  • lo Stato non riteneva degno di assistenza il malato che non poteva essere guarito;
  • quindi gli Ospedali pubblici, non potendo guarirli, dimettevano i malati terminali;
  • i medici si rifiutavano di assistere i malati inguaribili perché “non potevano fare nulla”;
  • l’ignoranza sulle malattie oncologiche spingeva molte famiglie dei ceti sociali più deboli a isolare in casa i malati terminali per paura del contagio;
  • in alcuni casi venivano abbandonati dalle famiglie per strada;
  • figli cocainomani sottraevano le fiale di morfina destinate ad alleviare il dolore del genitore malato, per drogarsi.

È in questo quadro che, nel mese di maggio del 1983, il nostro benefattore, che ci ha dato la sede e che segue dall’inizio la nostra attività, si ricorda nuovamente di noi: Livio Garzanti mi invia un assegno di 245 milioni di lire. Noi due, Giovanna, stentiamo a crederci.La somma è enorme per una associazione appena nata. Ci obbliga ad una riflessione su quello che siamo, sulla situazione reale dei malati terminali di cancro che abbiamo avuto modo di verificare e sulla totale assenza della sanità pubblica.

Con te, Giovanna, riflettiamo a lungo su cosa avremmo potuto e dovuto fare per destinarli nel modo migliore alla realizzazione del progetto Vidas.

La conclusione è che dobbiamo, in parallelo alla attività svolta, destinarli alla rimozione dell’immenso ritardo culturale con cui l’Italia affrontava i problemi dei malati terminali.

E la soluzione pensata è di chiedere a Livio Garzanti se è d’accordo sulla destinazione della sua donazione alla costituzione di una fondazione che si dedichi, gratuitamente e senza fini di lucro:

  • ad attività di ricerca, di studio, di realizzazione e promozione di tutte le forme di assistenza, anche domiciliare, dirette ad alleviare le sofferenze dei bisognosi in tutti i loro molteplici aspetti;
  • alla formazione degli operatori sociosanitari e dei volontari, e ad attività di informazione ed arricchimento socio-culturale;
  • all’erogazione di mezzi necessari allo svolgimento della attività della Associazione Vidas.

Livio Garzanti ci invita a pranzo a casa sua, e dopo avergli rappresentato lo stato della sanità nel settore della assistenza ai malati terminali e illustrato il progetto della Fondazione, ci dà immediatamente il conforto della sua approvazione per il cambio di destinazione della donazione che dividiamo in sette parti di 35 milioni di lire con alcuni membri fondatori della Associazione (Mario Bassani, Giuseppe Bernoni, Giovanna Cavazzoni, Ida Etro Duchène de Verre, Simonetta Lagorio Antonio Magnocavallo, Mario Usellini).

Costituiamo la Fondazione Vidas il 5 Luglio 1983 con atto del notaio Ludovico Barassi.

Il fatto che gli Ospedali non trattenessero i malati da noi assistiti poneva il problema, in molti casi, della difficoltà di svolgere a domicilio del malato trattamenti di sollievo complessi.

Nasce così il progetto di costruire un luogo, una casa, dove accogliere per brevi periodi i malati per assisterli al meglio e dare un sollievo alle famiglie. Ricerchiamo quindi un terreno dove costruire l’hospice e lo troviamo grazie alla straordinaria attività di Aurelio Noera e di Guido Rignano.

Il Consiglio Comunale di Milano, presieduto da Giovanni Marra, presente il Sindaco Gabriele Albertini, nella seduta del 22 aprile 2002, delibera la costituzione, a favore della Fondazione Vidas, di un diritto di superficie quarantacinquennale sull’area di proprietà comunale sita in via Betti – Cechov. Il 16 aprile 2003, risolti i problemi di agibilità del terreno, viene stipulata, con atto del notaio Guido Roveda, la Convenzione per la costruzione dell’hospice Casa Vidas.

Tu Giovanna segui, con instancabile attività, tutti i lavori di costruzione dell’hospice entrando in tutti i dettagli e chiedendo di costruire una cupola da cui entri la luce per illuminare la vita dei malati.

Il 26 giugno 2006 l’hospice Casa Vidas viene autorizzato dall’ASL Città di Milano per 20 posti letto. Infine, con delibera del 2 luglio 2007, la Regione Lombardia delibera l’accreditamento di Casa Vidas.

Da allora oltre 5000 persone sono state assistite in Casa Vidas.

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