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12.09.2013  |  Cultura

Comprendere l’angoscia attraverso l’arte e la letteratura

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Bentornati! Vi è capitata una buona estate? La mia, per varie ragioni, è stata milanese: chiusa in studio quasi sempre in aria condizionata, a leggere e scrivere, le giornate son passate via veloci, anche troppo. Ed eccoci di nuovo qui, a settembre, a riprendere i nostri “appunti”. Quello che vi propongo da qualche mese – e così procederà per un po’ – sono brani di una relazione che avevo tenuto in Hospice, nel dicembre scorso: indizi per riflettere su di un approccio al malato “diverso” rispetto a quello strettamente “clinico”. E rivolto a tutti noi: perché in ognuno di noi abitano emozioni “normali”, esattamente come accade nel malato: angoscia, desiderio, rabbia, speranza, tristezza, fiducia… e tanto altro. Non sono certo “patologie”. E se ci è utile incontrare testimonianze di persone speciali che queste emozioni hanno saputo metterle sulla carta, sulla tela, in musica, allora, ecco, proviamo a intercettarne qualcosa che possa funzionare da suggerimento. Forse guardare attraverso tanta bellezza, e tanta sofferenza, parlerà anche a noi: forse, possiamo parlare meglio al malato.

Edward Munch, L’urlo (1893)

Edward Munch (1863-1944)
L’urlo (1893)

Urlo

Io, il fanciullo, mi vidi in sogno angelo, cavaliere.
Mi atterrò una folgore:
La vita mia si disfece.
Domandai:
Ove sono i doni della mia esistenza?
O mondo, come sei amaro!
Lamentai:
Il tempo è Dio,
Luogo la morte.
Conoscere vorrei la bestia
che divora il tempo!
ALBERT EHRENSTEIN, in Poeti espressionisti tedeschi, Feltrinelli, 1970

Francis Bacon, Tre studi per autoritratto (1976). Fonte: https://www.deluxeblog.it/post/13756/allasta-due-opere-di-francis-bacon-per-45-milioni-di-dollari

Francis Bacon (1909-1992)
Tre studi per autoritratto (1976)

Non ho percepito il tutto, in una volta sola –
È stato un assassinio per gradi – un colpo –
La dilacerazione – e poi la pausa –
Così che la vita cauterizzasse la gioia.

Il gatto dà tregua al topo
Allenta la presa dei denti
Abbastanza da farlo sperare –
Poi, lo stritola a morte.

È il premio della vita – morire –
meglio in una volta –
piuttosto che a metà, per poi
riaversi – certi
di un’Eclisse totale.
EMILY DICKINSON, Silenzi, Feltrinelli, 1986

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