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22.07.2013  |  Cultura

La disperazione attraverso parole, musica, immagini

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Eccoci alla puntata numero tre (qui trovate la precedente).  Per riprendere il filo: sono spunti e riflessioni, tra immagini e letture, alla ricerca di un approccio con il malato che possa essere ‘emozionale’, al di là di quello strettamente clinico. Vi propongo i temi tramite letture, immagini e, questa volta, anche un ascolto. Cominciamo.

È ora di smettere il monile
d’ambra, di mutare
il lessico, di spegnere
il lampione sulla porta
MARINA CVETAEVA, Deserti luoghi, Lettere 1925-41, Adelphi 1989

Lo conoscerete tutti, o quasi, quello straordinario musical (o rock opera) che andò in scena per la prima volta a Broadway nel 1971: Jesus Christ Superstar, musiche del geniale Andrew Lloyd Webber su testi dell’altrettanto geniale Tim Rice.  Forse questo “Gethsemane, il momento in cui Gesù di Nazareth è l’uomo che chiede a suo padre di risparmiargli quel destino, è tra le disperazioni più sconvolgenti mai messe in musica (trovate come sempre la traduzione di sole poche righe, ma tutti i testi sono disponibili in rete). 

Gethsemane (ascolta)
(Orto dei Getsemani)

I only want to say if there is a way
take this cup away from me
for I don’t want to taste its poison

Vorrei solo sapere
se c’è un modo per allontanare da me
questa coppa
perché non voglio
assaggiare il suo veleno

Andrew Lloyd Webber
(da Jesus Christ Superstar)

Charles Cottet (1863-1925)
Dolore in un paese di mare (1908)

Questo corpo di sogno e illusione
non dura in eterno.
Quanto possono resistere gelsi e olmi
sotto i colpi del vento e del gelo?
Che senso ha correre a rifugiarsi
nelle grotte più rinomate,
sperando di ricevere in dono
il metodo per vivere in eterno?
BAI YUCHAN, Con il braccio piegato a fare da cuscino, Einaudi 2010

Otto Dix (1891-1969)
Ritratto della giornalista Sylvia von Harden (1926)

Contro chi…?

Nella sala operatoria:
la mascherina dei dottori bianca,
il colore dei camici bianco,
la cuffia delle dottoresse bianca,
il manto delle suore bianco
le lenzuola,
il colore dei familiari
le bende di garza ed il cotone,
le pillole per dormire, la bottiglia del siero,
…il bicchiere di latte.
Tutto questo (bianco) pervade il mio cuore e lo spossa.
Tutto questo bianco mi ricorda il sudario!
Perché quando morirò quelli che mi vogliono bene
si fasceranno con i colori del lutto?
Forse perché il nero…
è il colore di chi scampa alla morte,
colore dell’amuleto contro… il tempo?
contro chi…?
e quando il cuore – nel passare – si acquieterà?!
Tra due colori: ricevo gli amici
che vedono il mio letto, una tomba
e la mia vita…un destino
e scorgo nel fondo degli occhi
il colore della verità,
il colore della polvere della mia terra.
AMAL DUNQUL, Poesia Straniera (Araba), La Biblioteca di Repubblica 2004

Mi spiace un poco, anzi non poco, lasciarvi con l’argomento “disperazione” prima delle vacanze: fa parte, lo sappiamo, di questo nostro percorso di verità, quella di chi soffre e quella di chi gli sta accanto. Ora però buona estate, buon riposo, ci ritroviamo a settembre.

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