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03.12.2012  |  Cultura

Consigli di lettura: Si può dire morte

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Non è facile parlare di morte, l’abbiamo più volte ribadito: la morte è uno dei tabù della nostra società. Anche Noi di Vidas lottiamo contro questa concezione e non è un caso se abbiamo scelto di sottotitolare il nostro blog “Riflessioni e conversazioni sul vivere e sul morire”. Ma non siamo l’unico blog che sfida questa interdizione e lo manifesta fin nel titolo: SI PUÒ DIRE MORTE.

Così si intitola il blog di Marina Sozzi, che forse ricorderete per la sua partecipazione al nostro convegno sui riti del morire. “Uno spazio di riflessione per condividere il dolore, il morire e il lutto” lo definisce lei che di questi argomenti se ne intende, essendo stata per anni direttore e fundraiser della Fondazione Fabretti, la cui mission è proprio costruire una cultura della morte attraverso lo studio di mentalità, pratiche, rituali, politiche della morte nel nostro e in altri contesti culturali.

Ci è piaciuta molto, in particolare, la motivazione che ha dato alla nascita del suo blog:

Non possiamo continuare a far finta di niente.
A ritrarci con disagio o a fare scongiuri se qualcuno nomina la morte, come avesse agito in modo sconcio o molto imbarazzante.
A rimandarne il pensiero.
A evitare i conoscenti in lutto (oddio cosa gli dico?)
A raggirare noi stessi, come se la vita e la morte non fossero strettamente interconnesse e saldate insieme.

La vita e la morte saldate insieme: anche noi siamo partiti da lì. L’una non può avere senso senza l’altra, come il giorno non può esistere come tale senza la notte. L’argomento viene declinato attraverso lenti di ingrandimento diverse. Una prima sezione è dedicata all'”Aiuto al lutto” come momento fondamentale di condivisione. Il secondo spazio porta un titolo eloquente come “Scegliere la fine della vita“: si alimenta qui il dibattito sul ruolo della speranza, l’eutanasia e la legislazione. In terzo luogo si parla di “Ritualità“, ovvero i diversi modi di affrontare i riti funebri. Con una colta citazione cinematografica, l’area dedicata a quella nota come nera signora è intitolata “Il settimo sigillo“: la morte viene qui declinata attraverso diversi mezzi, tra cui quello cinematografico in cui anche noi tanto crediamo. Infine, importante è anche riuscire ad avere un tono leggero sull’argomento e viene dunque in soccorso “Un sorriso sulla morte“.

Uno spazio libero in cui discutere senza imbarazzi e ipocrisie, come ci sforziamo di fare anche noi di Vidas. Per questo da oggi ci sentiamo di segnalarlo nel nostro spazio dedicato a blog e siti italiani. Con la speranza che la lista si allunghi presto e che si moltiplichino le pubbliche piazze in cui condividere sentimenti e opinioni e dare finalmente uno spazio alla cultura della morte, considerata come un fatto di normalità e non patologico. In fondo è la mission che, da oltre 30 anni, Vidas porta avanti.

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